Minimum tax 2024: di cosa si tratta?


La “minimum tax” è una politica fiscale intesa a garantire che le multinazionali e i grandi gruppi nazionali paghino una tassa minima su scala globale. l’intento è quello di impedire che le aziende evitino di pagare imposte trasferendo profitti in giurisdizioni a bassa tassazione o sfruttando lacune nella legislazione fiscale. Questa tassa rappresenta una fonte di finanziamento importante per la legge di bilancio del Governo Meloni, fornendo un gettito significativo che contribuirà a coprire le spese e i programmi previsti dalla manovra finanziaria.

La tassa minima globale è progettata per garantire che le multinazionali e i grandi gruppi nazionali versino una quota minima di tasse, riducendo così l’elusione fiscale e generando maggiori entrate per il governo. L’introito previsto di 2-3 miliardi di euro a partire da gennaio 2024 contribuirà a finanziare i programmi proposti, tra cui il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell’IRPEF, il sostegno alle famiglie e il rinnovo dei contratti nel settore pubblico, con un’attenzione particolare all’ambito sanitario.

Questo tipo di tassazione può essere una risorsa preziosa per i governi in cerca di finanziamenti adeguati per sostenere i propri programmi e iniziative. Tuttavia, è importante considerare le implicazioni a lungo termine e valutare attentamente come questa tassa influenzerà l’economia e le imprese coinvolte.

Come si è arrivati alla ‘minimum tax’?

La “global minimum tax” rappresenta una riforma fiscale globale concordata tra 139 paesi, membri dell’OCSE e del G20, basata su due pilastri principali:

  • Nuovo sistema dei diritti di imposizione per le grandi imprese multinazionali: Questo pilastro richiede alle grandi aziende con un fatturato superiore a 20 miliardi di euro e una redditività superiore al 10% di pagare imposte nei paesi in cui generano profitti, non solo nei paesi in cui hanno la sede legale.
  • Tassazione minima effettiva del 15%: Le grandi imprese multinazionali con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro devono pagare un’imposta minima effettiva del 15%. Questo è stato progettato per ridurre l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili.

L’Unione Europea (UE) ha tracciato linee guida per attuare questa imposta, quindi l’Italia ha deciso di seguirle con l’entrata in vigore prevista dal 1° gennaio 2024, con l’obiettivo di garantire una maggiore equità fiscale e a prevenire l’elusione fiscale da parte delle grandi imprese multinazionali.

Quali saranno i benefici apportati dalla “minimum tax”?

La nuova imposta minima genererà un significativo aumento delle entrate fiscali per il governo, contribuendo a finanziare la manovra finanziaria e altri programmi prioritari. Inoltre l’esistenza di una tassazione condivisa a livello europeo dovrebbe contrastare il “dumping fiscale”, riducendo le aliquote fiscali di un Paese per attirare imprese e investitori dall’estero a discapito dei Paesi vicini.

In conclusione, l’introduzione di questa imposta rappresenta un passo importante verso una maggiore equità fiscale e contribuirà a garantire risorse finanziarie necessarie per sostenere programmi cruciali per il benessere economico e sociale della nazione. L’entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2024 evidenzia l’urgenza e l’importanza di questa iniziativa.

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