A gennaio dovrà essere consegnata la prima dichiarazione Cbam (Carbon border adjustment mechanism). Si tratta di un nuovo dazio ambientale istituito dall'Unione europea nell'ambito di un sistema finalizzato a monitorare le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di merci molto inquinanti. Entro il 31/1/2024 le imprese interessate dovranno inviare il loro primo rapporto, con dati riferiti al 4° trimestre 2023.
Nel processo di selezioni di tali prodotti da assoggettare al tributo al momento dell'importazione, la Commissione Ue ha individuato quei materiali, come cemento, alluminio, ferro e acciaio, per i quali il processo industriale consente di calcolare, con minore approssimazione, le emissioni relative a una determinata quantità di merce. Per lo stesso motivo, al momento, sono stati esclusi dal meccanismo i prodotti energetici, come benzina e gasolio, che trovandosi allo stato liquido, richiedono un maggiore investimento in tecnologia per il calcolo delle emissioni. Per potere compilare la dichiarazione trimestrale, le aziende europee hanno il compito di raccogliere dai propri fornitori i dati sulle emissioni, a livello generale, connesse ai consumi dell'intero impianto, le emissioni attribuite ai singoli processi di produzione e le emissioni c.d. “incorporate”.
Occorre ricordare che si intende “emissione” il rilascio nell'atmosfera di gas a effetto serra derivanti dalla produzione di merci. Per emissioni incorporate in una determinata partita di prodotti Cbam, si intendono, invece, sia quelle dirette (connesse a processi di riscaldamento, combustione o raffreddamento) che quelle indirette (legate, cioè, al consumo di energia elettrica).
Gli ulteriori dati che devono assolutamente essere riportati nella relazione trimestrale sono:
Per alcune delle categorie interessate dal Cbam si presentano diverse criticità. Il meccanismo voluto dall'Unione europea non tiene conto di particolari standard commerciali consolidatisi negli anni. Nel settore del ferro e dell'acciaio, per esempio, molte aziende europee non si rivolgono direttamente al produttore, con il quale non hanno un rapporto diretto, per acquistare i quantitativi di materia prima necessaria alle loro esigenze, bensì fanno riferimento solo a dei broker o intermediari che svolgono da anni il ruolo di collettori degli ordini provenienti dall'Europa, rivolgendosi, volta per volta, allo stabilimento che applica il prezzo inferiore in quel momento, secondo uno schema tipico del libero mercato.
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