Pronti gli accordi finanziari tra ministero dello Sviluppo economico e Cdp Venture capital Sgr, del gruppo Cassa depositi e prestiti, che consentiranno di utilizzare 550 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destinati al capitale di rischio e alle startup. I testi, la cui finalizzazione è attesa come una delle milestones del Pnrr da raggiungere entro giugno, riguardano un Fondo da 300 milioni per le start up che operano in settori di punta del digitale (Digital transition fund) e un fondo da 250 milioni per la transizione ecologica (Green transition fund). Di entrambi il soggetto gestore sarà Cdp Venture, la Sgr che gestisce il Fondo nazionale innovazione e che opererà a condizioni di mercato secondo gli Orientamenti sugli aiuti di Stato per il finanziamento del rischio. Sono previsti sia investimenti diretti - quindi equity, quasi equity, debito e quasi-debito nelle imprese target - sia indiretti, quindi in fondi target.
Il Digital transition fund ha l'obiettivo di sostenere, entro il 30 giugno 2025, almeno 250 imprese target, con particolare riguardo alle Pmi delle filiere della transizione digitale e le piccole e medie imprese che realizzano progetti innovativi, anche già avviati, non prima del 1° febbraio 2020, ma caratterizzati da significativo grado di scalabilità. I settori di riferimento sono intelligenza artificiale, cloud, assistenza sanitaria, Industria 4.0, cybersecurity, fintech e blockchain.
Il Green transition fund deve attivare entro il 30 giugno 2026 250 milioni di investimenti privati nel settore delle tecnologie verdi, con riferimento particolare all'utilizzo di fonti di energia rinnovabile, dell'economia circolare, della mobilità sostenibile, dell'efficienza energetica, della gestione dei rifiuti e dello stoccaggio di energia. Obiettivi degli interventi, si legge in una bozza dell'accordo, sono l'ampliamento del capitale a disposizione di ricercatori e start-up, il rafforzamento dell'azione dei fondi di venture capital attivi oltre a sviluppare iniziative nuove. Per risultare ammissibili, gli interventi devono tra le altre cose prevedere un periodo di investimento non superiore a cinque anni, seguiti da ulteriori cinque anni di gestione del portafoglio; un importo compreso tra 1 milione e 15 milioni per investimenti diretti e tra 5 e 20 milioni per investimenti indiretti.
Nelle bozze dei due accordi tra il ministero guidato da Giancarlo Giorgetti e Cdp Venture alcuni punti si ripetono identici. Ad esempio l'obbligo per Cdp Venture di accertarsi che le operazioni supportate siano conformi al principio europeo Dnsh (do no significant harm, non arrecare danni significativi all'ambiente), con l'esclusione quindi di imprese che rientrino in uno dei dieci Codici Ateco ambientalmente più dannosi. Inoltre, per entrambi i fondi bisognerà assegnare il 40% delle risorse a operazioni da realizzare nel Mezzogiorno e i successivi regolamenti di gestione potranno prevedere nell'analisi degli investimenti eventuali criteri di priorità basati sulla parità di genere e sulla partecipazione di giovani. Ai fini della trasparenza dei finanziamenti Pnrr, Cdp Venture dovrà adottare un sistema di contabilità separata che garantisca la costituzione come capitale distinto dagli altri fondi che amministra e assicuri la tracciabilità dell'utilizzo delle risorse.
Fonte: Redazione TFDC
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