Arrivata ieri l’approvazione, prima alla Camera con 442 voti favorevoli e poi al Senato con 224, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ha anticipato di tre giorni la scadenza prevista da Mario Draghi per farla passare al vaglio. Tale scadenza come viene riportato dalle parole del presidente del consiglio non aveva un carattere mediatico ma era per una semplice questione di tempo tant’è che si rivolge all’opposizione di Fdi, la quale si lamentava dei tempi ristretti che avevano a disposizione i deputati e senatori per esaminare il Piano, dicendo “Se si arriva prima, si ha accesso ai fondi prima”.
Da quanto riportato dal PNRR del Governo, il prodotto interno lordo ha subito una riduzione dell’8,9 per cento, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2 per cento. Le prime chiusure locali sono state disposte a febbraio 2020, e a marzo l’Italia è stata il primo Paese dell’UE a dover imporre un lockdown generalizzato. Ad oggi risultano registrati quasi 120.000 decessi dovuti al Covid-19, che rendono l’Italia il Paese che ha subito la maggior perdita di vite nell’UE.
Tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto in totale del 7,9 per cento. Nello stesso periodo in Germania, Francia e Spagna, l’aumento è stato rispettivamente del 30,2, del 32,4 e 43,6 per cento. Nel 2020 il tasso di povertà ha raggiunto la percentuale del 9,4 per cento, i cui target di popolazione maggiormente colpiti sono stati donne e giovani, infatti a far ragionare sulla situazione Italiana è l’alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione, i cosiddetti NEET e il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è solo il 53,8 per cento, molto al di sotto del 67,3 per cento della media europea.
Tra le negatività a cui il Governo cerca di porre rimedio, troviamo l’arretratezza della produttività del nostro Paese che è dovuto principalmente all’incapacità di cogliere le molte opportunità legate alla rivoluzione digitale.
Un ritardo dovuto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla struttura del tessuto produttivo, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese, che sono state spesso lente nell’adottare nuove tecnologie e muoversi verso produzioni a più alto valore aggiunto, ma anche legati al calo degli investimenti pubblici e privati, che ha rallentato i necessari processi di modernizzazione della pubblica amministrazione, delle infrastrutture e delle filiere produttive.
Quali sono le mosse di contrasto adottate dall’UE?
L’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica e ai tanti sovreccitati fattori negativi che interessano non solo l’Italia, ma tutta la filiera meridionale Europea, con il Next Generation EU (NGEU). Esso prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.
Il Next Generation si articola in due strumenti che saranno fondamentali per la ripresa dell’Italia, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF - Recovery and Resilience Facility) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa con il REACT-EU, o concepito in un’ottica di breve termine. Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. L’Italia intende inoltre utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite i prestiti della RRF, che per il nostro Paese è stimata in 122,6 miliardi.
Cos’è il Recovery and Resilience Facility?
Il dispositivo RRF richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme - il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo Piano si articola in 6 Missioni e 16 Componenti, beneficia della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF.
Tra le riforme e investimenti del piano di cui si è interessato il governo Draghi insieme al Parlamento e la Commissione Europea, spiccano le politiche nei confronti di giovani e donne e la semplificazione legislativa. Nel primo caso sembra che verrà data maggior attenzione alle azioni di recupero potenziale delle nuove generazioni e a costruire un ambiente istituzionale e di impresa in grado di favorire il loro sviluppo e il loro protagonismo all’interno della società, attraverso il rafforzamento della connettività nelle scuole, per il secondo si porrà l’obbiettivo di assottigliare il gap tra Italia e Europa della percentuale di occupazione femminile, mentre per l’ultimo, il governo cercherà di eliminare o modernizzare alcuni aspetti legislativi che congestionano il sistema burocratico.
Quali sono le Missioni?
La Missione 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si pone l’obiettivo di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese.
La Missione 2 cerca di attuare una serie di riforme volte ad ottenere una radicale transizione ecologica verso la completa neutralità climatica e lo sviluppo ambientale sostenibile per mitigare le minacce a sistemi naturali e umani.
Gli investimenti previsti si pongono in linea con quanto previsto dall’attuale Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), laddove prevede che “Per i trasporti si attribuisce rilievo prioritario alle politiche per il contenimento del fabbisogno di mobilità e all’incremento della mobilità collettiva, in particolare su rotaia, compreso lo spostamento del trasporto merci da gomma a ferro”
La Missione 4 si incentra ad assottigliare le carenze all’interno del sistema di formazione, ricerca e competenza, in particolare si parla di:
La missione 5 mira a modernizzare il sistema economico del Paese e cerca di farlo transitare verso un’economia sostenibile e digitale attraverso le politiche di sostegno all’occupazione: formazione e riqualificazione dei lavoratori, attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati, garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali.
La Missione 6 mira a potenziare e riorientare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per migliorarne l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura delle persone, anche alla luce delle criticità emerse nel corso dell’emergenza pandemica.
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Fonte: Redazione CAF TFDC